Riporto qui la recensione del mio primo romanzo scritta dal mio amico Mario Imparato nel 1998, pubblicata su La Gazzetta di Istanbul e poi raccolta nel volume Caleidoscopio, Avellino, International Printing Srl, 2009. Ringrazio Mario per avermene dato il permesso.
Recensione a Brenda e Plotino
di Mario Imparato
Data: mercoledì 26 agosto 1998
Luogo: una libreria in Roma, via Cola di Rienzo
“Chiedo scusa,” esordisce timidamente il cliente, “vorrei comprare un libro ma non so altro che il nome dell’autore: Fabio De Propris. Mi può aiutare?”
“Certo, il computer che abbiamo ci potrà dare una mano” risponde sicura la donna al banco “… ecco qui … dunque … dunque … De Propris ha detto … sì, abbiamo proprio il suo ultimo libro … è uscito quest’estate. Però ne abbiamo ordinate solo quattro copie … speriamo ce ne sia ancora una …”
“Non è proprio l’ultimo … veramente è … il primo … sa … conosco personalmente l’autore,” conclude l’avventore con un pizzico d’orgoglio, “sulla fiducia, non avendo letto ancora il libro”.
Questo è stato il mio approccio a Brenda e Plotino, il romanzo scritto da Fabio De Propris, comprato nel giorno della prima sortita a Roma, in un torrido pomeriggio d’estate.
Dopo essermi avvicinato al banco dell’esposizione guidato dal commesso ed aver preso finalmente fra le mani una fra le quattro copie che facevano bella mostra di loro con un tocco di colore futurista dall’immagine in copertina, ho lasciato la libreria con una sensazione strana di curiosità mista a voglia di scoprire la storia ed i sentimenti di un nuovo romanzo, avendo questa volta l’asso nella manica di conoscerne personalmente l’autore.
Il successivo giorno 29 il libro era già finito: non so mai se sia un bene o un male divorare i libri … magari non leggere nulla per mesi e mesi e poi, di solito nel periodo estivo, bruciarne 5, 6 o anche 7 quasi ad accumulare energia (come con il sole … davvero bisogna farlo, d’estate), da centellinare poi poco alla volta nel lungo inverno, nei periodi di “astinenza”. In ogni caso, io Brenda e Plotino me lo sono proprio divorato, l’ultima sera restando sveglio fino all’ultima pagina, mentre mia moglie dormiva di là, solo per … vedere come andava a finire.
Non si tratta di un libro giallo (come io non sono un critico letterario), ma a mio parere i personaggi sono tratteggiati bene, in uno stile metropolitano che mi ha ricordato un altro scrittore italiano, Andrea De Carlo (Arcodamore, Due di due). Un romanzo in genere illustra l’intreccio di più storie, corre su diversi piani paralleli ed il solo cercare di definirne il principale significa far trapelare un giudizio, un’impressione, far capire cosa ha colpito di più: per me il romanzo scritto da Fabio De Propris ha per tema tutte le mille contraddizioni ed assurdità che i giovani si trovano a dover affrontare nel passare dall’adolescenza alla giovinezza.
Ripercorrere le vicissitudini giovanili di due fratelli – Paolo (detto Plotino) e Brenda Audino, appunto – costituisce lo spunto per analizzare in dettaglio un periodo in cui ognuno di noi riesce a rendersi conto, ma solo dopo averlo attraversato, di esser stato talvolta ad un vero e proprio bivio: in quel momento, per ragioni del tutto estranee alla volontà e senza poter prevedere nulla circa le possibili implicazioni future, ciascuno di noi si sposta quasi impercettibilmente di qua invece che di là, sceglie il bianco invece che il nero… senza sapere che da quella mossa discenderà poi tutto il corso della vita futura e che quelle due strade, allora così vicine ed inestricabili, si apriranno a forbice in seguito.
E nel momento della scelta, anche a cercarlo, non trovi alcun valore di riferimento (quelli ce li hanno solo gli adulti, “maturi” solo perché a loro volta hanno “sbagliato” di persona – che se lo “sbaglio” non c’è mai stato, non si diventa mai grandi): puoi solo avvertire che ti sei mosso per quella “giovanile ingenuità” che è tipica degli adolescenti (capaci per questo delle più grandi passioni) ma dalla quale non sono immuni nemmeno i cosiddetti grandi, spinto da quella “dolce euforia” che, quando te la senti dentro, faresti veramente di tutto sospinto dalla sensazione di sentirti vivo e dimentico di tutto ciò che normalmente è il “dovere”, sorprendendo forse anche te stesso nel sentirti risuonare dentro delle corde che probabilmente avevi anche dimenticato di avere.
Così anche il padre di Brenda e di Plotino, chitarrista dalle buone – ma non eccezionali – capacità, tira fuori il meglio di sé nella sua serata peggiore o la madre, dipendente del Ministero Affari Esteri – un impiego che per il tocco d’imprevedibilità connesso al fatto di poter scorrere la mappa del mondo intero e vedere in quasi ogni posto una tua possibile sede – decide di scommettere nuovamente sul suo futuro e di riprendersi la possibilità di tornare di nuovo ad un bivio, sia perché travolta dalle circostanze (ma quale scelta non lo è?) sia – ma molto di più – perché sente che solo così si sarebbe sentita viva.
Simpatico e veloce, il libro scorre bene alternando momenti di riflessione quando il lettore ripercorre attraverso Plotino proprie fasi giovanili faticosamente superate – interessante l’elogio del suicidio (chi non vi ha pensato nei momenti più bui dell’adolescenza?) – a spunti di poesia spicciola nel tratteggio leggero delle passioni che di volta in volta viene ad incontrare (la rabbia della giovane Brenda, l’amore provato dalla madre per il giovane indiano, il disincanto dell’amica del cuore).
Alla fine la considerazione è una sola: nella vita – come nello studio delle funzioni in matematica, tanto per restare in tema scolastico – le fasi interessanti sono solo quelle dei cambiamenti, dei punti cruciali dove qualcosa può cambiare, dove le condizioni esterne possono veramente influenzare l’andamento di una curva che altrimenti, date alcune premesse, non può che scorrere in un senso abbastanza prevedibile.
Ed è proprio per attraversare questi punti cruciali che la vita merita di esser vissuta, anche se la coscienza di esserci stato dentro la senti chiara e netta solo dopo averli ormai lasciati alle spalle.
Mario
P.S.: sulla terza di copertina c’è scritto che Fabio De Propris è nato a Roma nel 1963 e che vive e lavora ad Istanbul. Non c’è scritto, però, che l’autore è uno dei “nostri” professori (italiano e latino) all’I.M.I. di Istanbul. Un ultimo consiglio: non leggete la sintesi riportata sul risvolto di copertina prima di aver letto il libro (ma forse neanche dopo: non rispecchia lo spirito del romanzo).
Brenda e Plotino – Fabio De Propris
• Fazi Editore, collana “Le strade – 14”
• prima edizione, giugno 1998 – 203 pagg.